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PAOLO RADI                                                 OSSIDIANA
a cura di Silvia Pegoraro



Giovedì 29 aprile alle ore 18.30 inaugurerà presso la Galleria  
d’arte Marchetti di Roma la mostra PAOLO RADI. OSSIDIANA, a cura di  
Silvia Pegoraro, una personale dedicata all’artista romano, classe  
1966, tra i più interessanti artisti italiani contemporanei in ambito  
aniconico, e tra i migliori “eredi” di Lucio Fontana. Noto per le  
sue raffinate ricerche spaziali, “oggettuali” e “metafisiche”  
sulle infinite varianti del bianco, per la prima volta Radi espone una  
serie di opere - intitolata appunto Ossidiana - dedicata  
all’esplorazione del nero, nei suoi risvolti affascinanti e  
misteriosi. L’esposizione sarà documentata da un catalogo edito da  
Silvana Editoriale, con testi, oltre che della curatrice, di Vittoria  
Biasi, Lorenzo Canova e Flavio Ermini.


"Non voglio fare un quadro: apro uno spazio, una dimensione nuova  
nell'orientamento delle arti contemporanee..." . Così scriveva Lucio  
Fontana nel Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione  
(1952). Questo solco tracciato da Fontana, Paolo Radi ha voluto  
seguirlo, nello sforzo di dominare lo spazio, misurarsi con  
l'infinito, dare un volto all'invisibile: ecco l’eredità di Fontana  
raccolta da Radi. In Radi come in Fontana l'opera si offre  
all'attraversamento, diventa la soglia che dà sull'abisso, su uno  
spazio non codificato né esperibile. Radi, come Fontana, propone una  
sostanziale monocromia e la trasforma in poesia; esprime lo spazio  
attraverso la luce, grazie anche all’intuizione sintetica e musicale  
della superficie curva, che rende elastico lo spazio stesso. E’ forse  
proprio la luce modulata e plastica dello spazio bianco, conquista  
estrema di Fontana, a costituire il punto di partenza di Paolo Radi ,  
l’intonazione prima dei suoi ormai celebri bianchi: i suoi lavori  in  
legno, carta, cera, in perspex e pvc, così ricchi di straordinari  
effetti pittorici - pur in assenza di pittura - di affascinanti  
effetti plastici -  pur in assenza di tradizionali tecniche e  
materiali scultorei . Superfici ondulate e modulate, estroflesse e  
introflesse, bagnate di luce tonale, dalle cui trasparenze affiorano  
forme primarie, lamine sottili e soffuse d’oro e d’argento, velate  
di mistero come simboli arcaici, come antiche  
architetture.                                Al nero, l’artista  
romano giunge solo di recente, tra il 2008 e il 2009. Ossessione è il  
titolo della sua prima opera nera, qui presente e realizzata per la  
mostra Cromofobie. Percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana  
contemporanea, all’Ex Aurum di Pescara nel 2009 (a cura di S.  
Pegoraro, catalogo Mazzotta) : come se quella del nero fosse appunto  
un’ossessione nascosta, criptica, inconscia, venuta improvvisamente  
alla luce. “Colore per eccellenza o assolutamente non colore, ora  
divino, ora diabolico, sempre sinonimo di eleganza...” . Così scrive  
del nero lo storico e antropologo Michel Pastoureau, in un suo  
splendido libro dedicato a questo colore-non colore.  Sotto il segno  
del nero troviamo la Genesi biblica e il buio delle caverne  
preistoriche; il mito delle tenebre, del nulla, preesistenti alla  
creazione divina, e i miti dell'oltretomba; i vasi greci a figure nere  
del IV secolo a.C., e i bestiari delle demonologie medievali; la  
storia dell'araldica e della stampa, e quella della riforma  
protestante, che nel XVI secolo avvia una battaglia  
“cromoclastica”, imponendo “codici quasi interamente costruiti  
intorno a un asse nero-grigio-bianco”. Il lavoro di Radi sul nero  
sembra contenere tutto ciò, e con tutto ciò fa dialogare il nostro  
immaginario. Non “supera” il bianco, ma sembra contenerlo,  
condividere con esso il mistero della luce, che pare usare proprio il  
bianco e il nero come strumenti principi nella costruzione dello  
spazio fisico, e soprattutto nell’evocazione di quello metafisico :  
il sogno umano dello spazio come l’”oltre”, quel sogno che  
portava lo stesso Fontana - ma anche, ad esempio, un altro grande  
artista di sublime eccentricità, Giulio Turcato - a identificare  
questo spazio come lo spazio siderale, lo spazio delle conquiste  
astronautiche, lo spazio delle comete e delle nebulose. Lo spazio del  
nero più profondo e assoluto, eppure improvvisamente acceso di  
bagliori 
.                                                                                 Paolo 
  Radi sembra condividere  con un grande del Novecento, Mark Rothko –  
che per gli ultimi cinque anni della sua vita tentò di illuminare il  
colore nero, sino a infiammarlo di una presenza sacra – la  
convinzione che “astrazione e figurazione sono un falso problema”:  
il vero problema è quello della luce – fisica? metafisica? –  che  
è tanto più potente quando si sprigiona dalle tenebre del nero. Come  
la luce nera di cui scintilla la pietra ossidiana, mitica pietra  
vulcanica a cui sembrano rinviarci queste Opere al nero di Paolo Radi  .


Note biografiche
  Paolo Radi nasce a Roma nel 1966 e qui si diploma nel 1988 presso  
l’Accademia di Belle Arti. Si orienta subito verso  il lirismo  
aniconico e verso lo studio delle qualità formali dell’immagine,  
influenzato anche dallo studio di personalità come Kazimir Malevič e  
Ben Nicholson . Fin dalle opere dei primi anni ’90 – alcune delle  
quali costituiranno l’esordio espositivo dell’artista alla IV  
Edizione della Rassegna Giovani Artisti (Palazzo delle Esposizioni,  
Roma, 1992) Radi sostituisce al medium grasso e corposo dell’olio la  
trasparenza degli acquerelli ed oppone a telai e iuta una materia  
duttile e al contempo fragile come la carta. Questo percorso tessuto  
tra sensibilità lirica e euritmie formali si sviluppa verso una  
progressiva strutturazione più razionale della superficie. Infatti  
nelle opere realizzate ed esposte nella mostra personale Forme Perenni  
nel 1996 presso la Galleria A.A.M. di Roma- le cromie precedenti si  
integrano ad un’articolazione più asciutta della superficie e la  
carta viene lavorata con foglia d’argento e rame.   Nelle opere della  
seconda metà degli anni ’90  avviene  una ridefinizione del piano,  
in cui i rilievi delle opere precedenti  divengono veri e propri  
aggetti, acquistando così una spazialità nuova.  In questi stessi  
anni  l’artista sperimenta la dimensione dello spazio scenico.  
L’apertura verso l’ambiente, la ridefinizione delle relazioni  
spaziali, si riversa parzialmente nei lavori degli ultimi anni del  
nuovo decennio e dei primi del nuovo millennio – ad esempio nelle  
opere esposte ad  Anteprima – Napoli - XIV Quadriennale (Napoli,  
2003). Sempre nei primi anni del nuovo millennio l’artista viene  
invitato a realizzare il proprio lavoro presso la Fondazione Sculpture  
Space di Utica, New York (2002), moltiplica la propria attività  
espositiva  e riceve alcuni premi (tra cui il Premio San Luca nel  
2002).  L’artista introduce nel proprio percorso la sperimentazione  
di nuovi materiali, prodotti plastici come il perspex, il p.v.c. e la  
gomma siliconica, che usa ad esempio nelle opere esposte nella mostra  
Partenogenesi- poetiche del progetto con Agostino Bonalumi e Getulio  
Alviani (Galleria Civica d’Arte Contemporanea, San Martino Valle  
Caudina , Avellino, 2004)  e nella personale alla Galleria Marchetti  
di Roma nel 2005. Dello stesso anno è la partecipazione alla mostra  
Lucio Fontana e la sua eredità a Castelbasso  (Teramo), a cura di  
Silvia Pegoraro. Nel 2006 è invitato alla X Mostra Internazionale di  
Architettura-Biennale di Venezia, Nuovo Padiglione Italiano per VEMA,  
la città del futuro.  Da ricordare, nel 2008,  la partecipazione al   
ciclo di mostre promosse dal Ministero degli Affari Esteri  
Experimenta  e Springs in White a  New Delhi, Kolkata e Bangkok,  che  
puntano alla promozione all’estero degli artisti italiani delle  
ultime generazioni. Del 2008 anche una nuova  personale alla galleria  
Marchetti e l’invito al LIX Premio Michetti - I labirinti della  
bellezza. Nel 2009 partecipa alla mostra Cromofobie. Percorsi del  
bianco e del nero nell’arte contemporanea italiana, curata da Silvia  
Pegoraro all’ Ex Aurum di Pescara. Proprio in occasione di questa  
mostra realizza  la sua prima  nera, dal titolo Ossessione, e inizia  
la ricerca sul nero da cui ha origine la serie Ossidiana, presentata  
in questa personale (aprile-maggio 2010)  alla Galleria Marchetti di  
Roma.


SCHEDA TECNICA

Mostra: Paolo Radi. Ossidiana

A cura di: Silvia Pegoraro

Sede: Galleria d’arte Marchetti

Periodo espositivo: 29 aprile - 29 maggio 2010

Inaugurazione: giovedì 29 aprile  2010, ore 18
Indirizzo: Via Margutta 18/ A -  00187 Roma

Orari:

Informazioni: tel/fax 06 3204863 - info@artemarchetti.it










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